martedì 16 ottobre 2012

ODERZO È PIÙ BELLA? PURTROPPO NO.

INTERVENTI URBANI SENZA QUALITÀ
La selva dei segnali di parcheggio al piazzale della COOP
Una delle ragioni per cui vogliamo bene a Oderzo è che è una bella città. Non c'è bisogno di spiegare il perché, basta nominare, solo per cominciare, il centro storico, i tesori dell'archeologia e la campagna. Ma da qualche tempo abbiamo la preoccupazione che la nostra cittadina stia diventando un po' meno bella di prima, che alcune scelte amministrative infelici comincino a compromettere in qualche misura il rapporto che con la città ha chi la abita, ma anche chi viene a visitarla come ospite.

La Convenzione Europea del paesaggio sottoscritta dall’Italia definisce il paesaggio come “una parte del territorio così come è percepita dalle popolazioni” di cui le Autorità hanno il compito di garantire la salvaguardia, con l’obiettivo della qualità. Come abitanti di Oderzo, prima ancora che come Partito Democratico cittadino, ci possiamo domandare se ci riconosciamo ancora nel “nostro” paesaggio urbano, se lo riteniamo salvaguardato e mutato nel segno della qualità.
Al presente la nostra principale preoccupazione riguarda l'area del Foro Boario vecchio, la terza piazza di Oderzo che, pur essendo da tempo destinata a parcheggio, aveva conservato finora, grazie alla pavimentazione in porfido e alla presenza degli alberi, un aspetto coerente con la sua posizione nel centro della città e con gli edifici che la circondano, alcuni dei quali di interesse storico. E' vero che la crescita di alcune piante era stentata e che c'era bisogno di una risistemazione della pavimentazione, ma non possiamo condividere né la scelta di cambiare completamente il rivestimento utilizzando un materiale che rischia di dare all'area l'aspetto di un grande parcheggio di periferia, né la scelta di togliere quasi tutti gli alberi dal centro della piazza, con il probabile risultato di creare una vera e propria isola termica, con temperature anche di due-tre gradi più alte, che nel periodo estivo potrebbe diventare quasi impraticabile per i passanti e creare disagi seri ai residenti. Sappiamo che nel centro della piazza le piante crescono con fatica perché la terra è impregnata dai residui organici depositati in tanti anni dai bovini, ma sarebbe stato possibile collocare le nuove piante proprio nei punti in cui un tempo si trovavano i platani, punti che permetterebbero lo sviluppo delle piante senza bisogno di bonifica. Risistemando il porfido a regola d'arte la spesa iniziale sarebbe stata molto minore e sarebbero avanzate risorse più che sufficienti per un'accurata manutenzione nel periodo successivo, cosa che avrebbe permesso anche ai commercianti e ai clienti del mercato settimanale di lavorare e fare spese in tranquillità e sicurezza. Infine la viabilità: il nuovo tracciato è evidentemente più tortuoso e costringe le auto a fare un giro molto più scomodo: diciamo con una battuta, come ha fatto il consigliere del PD in Consiglio Comunale, che se questo servirà a tenere qualche auto in più lontana dal centro, non tutti i mali verranno per nuocere. E per fortuna che, su suggerimento dello stesso consigliere, l'asse centrale del Foro Boario è stato mantenuto sgombro dai parcheggi, in modo da preservare la prospettiva frontale sull'ex Casa dei Battuti. I ciclisti? Dovrebbero passare in mezzo al parcheggio, nello spazio di manovra delle macchine. Primo esempio di come a Oderzo difficilmente si pensi sul serio a chi va in bici e a incentivare l'uso di questo mezzo, salutare e pulito.
Per concludere questo punto facciamo due considerazioni generali. La prima: a volte, invece che come un padre di famiglia, un sindaco dovrebbe ragionare come una madre di famiglia: una donna, che è più attenta all’estetica della casa e, se in bagno e in cucina vuole le piastrelle, in soggiorno preferisce avere, magari con qualche sacrificio in più, qualcosa di più bello e confortevole. La seconda: quando ci sono in gioco progetti importanti per le aree storiche della città bisogna, come ha proposto il PD in una mozione, creare una discussione aperta tra diversi professionisti ed esperti. Dovrebbe essere quasi naturale in queste occasioni passare attraverso concorsi di idee. La scelta di mettere a confronto più proposte e contributi dovrebbe diventare un metodo: è una strategia che costa poco e permette di avere a disposizione soluzioni buone e magari più economiche.
Ma ci sono anche altre situazioni che possiamo osservare quotidianamente: pensiamo al percorso principale che attraversa la città dalla stazione ferroviaria all’incrocio con la strada per Pordenone. Una delle più interessanti proposte emerse con il vecchio piano regolatore riguardava la creazione di un boulevard alberato con percorsi pedonali e ciclabili in grado di dare prestigio e dignità urbana a questo asse viario: quello che è stato realizzato negli ultimi anni è del tutto distante da questa visione. Tutti viviamo l’esperienza di affrontare un tortuoso “percorso di guerra”, fatto da cordoli in cemento posti ai lati e al centro della strada, rotonde e rotondine con scarso raggio di curvatura che costringono le auto a salirci sopra, il tutto segnalato con una violenta colorazione da svincolo autostradale. Come se non bastasse, al posto dei possibili alberi di un decoroso viale, sono stati collocati con incomprensibile abbondanza selve di cartelli e segnaletica di ogni genere (solo i cartelli blu con la “P” del parcheggio nel piazzale della Coop sono 28, contateli). Eppure gli esempi positivi da tenere in considerazione non mancano anche a breve distanza dal tratto viario appena descritto, come (a parte, ancora, le cattive condizioni delle piste ciclabili...) il viale alberato davanti al Brandolini, quello che conduce a Fratta, la Cadore Mare fino a Camino.
A proposito di rotonde... Non c'è dubbio che esse siano utili nelle strade di grande percorrenza fuori o ai margini degli abitati, ma all’interno dei centri urbani distruggono l’identità dei luoghi. Un incrocio in città è il punto in cui gli angoli dell’abitato si affacciano e, anche se in modo improprio, determinano una sorta di piazza in cui muoversi secondo traiettorie diverse per raggiungere i lati opposti delle strade. La presenza dell’isola circolare della rotonda costituisce una barriera che divide e allontana le parti della città. Qualche esempio? La rotonda all’incrocio tra via Garibaldi e via Martiri-via Maddalena, quella tra via Mazzini e via delle Grazie.
Una menzione particolare meritano poi sia la rotonda tra via Battisti e via Zanusso che costringe gli automobilisti, nel tentativo di evitare una doppia manovra, a salire sul marciapiede mettendo in pericolo la sicurezza dei pedoni, sia la microrotonda appena fuori dal sottopasso della ferrovia sulla strada per Piavon, che magari non sarà costata ai cittadini ma serve (forse) a pochissime persone (i residenti di una corta strada cieca e un operatore commerciale) e rischia, come è già successo, di provocare difficoltà di manovra ai mezzi di grandi dimensioni.
Che cosa dire poi dei marciapiedi che spariscono per essere sostituiti da nastri di asfalto delimitati da pericolosi cordoli in rilievo? Non sono piste ciclabili, e allora cosa sono? Esempi di una sempre più scadente qualità degli interventi urbani degli ultimi anni.
Dunque nessun punto positivo per gli interventi realizzati negli ultimi anni? Sì, uno: la risistemazione di Piazza Castello (pur con i suoi difetti nel tracciato stradale e nella posizione dei parcheggi e la mancanza, ancora una volta, di un percorso sicuro per i ciclisti...) ha dato agli opitergini un bello spazio da vivere. Ricordiamo però che se quello spazio è rimasto libero dai parcheggi lo si deve anche, ancora, all'intervento tempestivo del PD, che è stato determinante per evitare l'invasione delle automobili.
In conclusione, ci sembra che molti tra gli interventi recenti stiano provocando qualche incrinatura nell'immagine della nostra città. Crediamo che chi vuol bene a Oderzo non possa essere contento di come sta cambiando: per soddisfare esigenze di funzionalità molto dubbie stiamo perdendo diverse buone occasioni per migliorare lo spazio in cui viviamo. Alle critiche mosse da più parti, l’Amministrazione comunale risponde spesso dando la colpa ai sindaci precedenti. Ma è un ritornello fuori tempo massimo: il compito di un sindaco non è di attribuire eventuali colpe ma di risolvere i problemi ereditati. Oppure si afferma che le cose vanno viste finite e che ai cambiamenti, con il tempo, ci si abitua. E’ vero, a tutto ci si abitua. Anche le cose brutte con il tempo diventano accettabili. Ma ogni volta che ci si abitua al brutto e all’insensato si abbassa l’asticella che misura il decoro e la qualità del vivere urbano.

Partito Democratico di Oderzo

1 commento:

  1. Come non condividere in toto quanto si legge sopra?
    Per chi ama la propria Città, anche dal punto di vista estetico, oltre che della viabilità (pedoni e ciclisti compresi) vedere certi obbrobri dettati sicuramente da una forte dose di incompetenza, fa davvero male! Il "concorso di idee" dovrebbe essere alla base di una sana democrazia nelle scelte urbanistiche perché la Città (e la periferia) la viviamo TUTTI.
    Peccato che ci si dimentichi della stazione ferroviaria di Oderzo che non regge sicuramente il paragone con certe stazioni di paesi del quarto mondo. C'è da vergognarsi veramente e mi domando cosa aspetti il Sindaco di bloccare il traffico dei treni per far ridare dignità alla stazione ferroviaria dove poter installare il comando della Polizia urbana levandolo dalla posizione scomodissima del Torresin?

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